La prima ordinanza fu quella di inibizione al pascolo dell’aprile 2008, oggi Statte, il Comune che sorge al confine Nord dell’area industriale tarantina si appresta a vararne un’altra, frutto di uno studio unico nel suo genere: la caratterizzazione di tutto il territorio comunale oltre l’area SIN.
I risultati della mappatura puntuale dei circa 6500 ettari del territorio di Statte effettuati con circa 400 carotaggi, saranno esposti venerdì 20 ottobre alle 10.30 nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella casa comunale, a cui parteciperanno i referenti dell’Ufficio Ecologia e Ambiente del Comune, il consulente del progetto ing. Federico Cangialosi, l’assessore all’Ambiente Angelo Miccoli e il Sindaco Franco Andrioli.
“Si tratta di un lavoro condotto con l’intenzione puntuale di verificare la vastità del problema – ammette l’assessore Miccoli che in veste di ex sindaco della cittadina nel 2008 firmò la prima ordinanza e nel 2009 diede vita al progetto e alla richiesta di finanziamento – Un lavoro che oggi ci consente di porre in atto misure di prevenzione per alcune aree e chiedere l’immediata bonifica di altre in cui le implicazioni sulla salute pubblica abbinate al grado di contaminazione dei terreni rende il rischio inaccettabile. Non si tratta solo di una doverosa comunicazione istituzionale – dice il sindaco Andrioli – ma di una fotografia dettagliata del quadro attuale che non potrà che vedere l’amministrazione pubblica accanto alla comunità che negli anni ha subito gli effetti di questo stillicidio di contaminanti”.
TARANTOSERA DEL 28/09/2010
Ciò significa che il governo ha sospeso fino al 2013 le norme che ci difendevano da una sostanza che gli specialisti hanno classificato come altamente cancerogena.
Come mai ce ne accorgiamo solo ora? Perché è appena il decreto legislativo è stato appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: 15 settembre 2010.
Ma vediamo più da vicino la gravità dell’operazione compiuta dal governo.
Dal 1° gennaio 1999 nei centri urbani con oltre 150 mila abitanti esisteva una normativa che imponeva il non superamento del valore di 1 nanogrammo a metro cubo per il benzo(a)pirene.
Ora non c’è più questo divieto. Scatterà solo a partire dal 2013. E nel frattempo? Possiamo inalare benzo(a)pirene oltre quel valore di legge.
Ma perché il governo ha avuto tanta fretta nell’approvare questo decreto?
Perché in un quartiere di Taranto arrivavano i fumi dell’acciaieria Ilva. E lì il benzo(a)pirene superava il valore di legge di 1 nanogrammo a metro cubo.
E così alcune menti raffinate, con ottime cognizioni scientifiche, hanno inserito nel decreto del governo degli articoli che “salvano” l’Ilva di Taranto.
Quel decreto ha così evitato all’Ilva l’adozione di misure di contenimento delle emissioni cancerogene degli idrocarburi policiclici aromatici, una famiglia di componenti fra cui ci sono dei cancerogeni; fra questi il killer di maggior pericolosità è il benzo(a)pirene. La normativa in vigore dal 1° gennaio 1999 stabiliva che, se l’inquinamento non fosse sceso sotto 1 nanogrammo a metro cubo, era obbligatorio prendere tutti i provvedimenti del caso, dall’adozione delle migliori tecnologie fino alla fermata dell’impianto più cancerogeno: la cokeria.
E così il governo quel 13 agosto 2010 ha “salvato” l’Ilva.
Ma non i suoi operai che respirano benzo(a)pirene in quantitativi che potrebbero superare in cokeria i dieci pacchetti al giorno. Mentre i bambini del quartiere vicino respirano benzo(a)pirene per un’equivalente di mille sigarette all’anno.
Ma quel 13 agosto il governo non ha fatto solo un regalo all’Ilva: ha messo a rischio milioni di persone che prima avevano una norma che le difendeva e ora non ce l’hanno più.