UNA SINISTRA TUTTA DA SCRIVERE

Fratoianni a Pisapia: "La tragedia per l'Italia non è la scissione PD ma la disoccupazione".

Il Congresso di Sinistra Italiana canta "Bella Ciao" per Fratoianni

 

Il Congresso fondativo di S I

 

 È nata Sinistra Italiana.

 

 

In tanti e tante, negli ultimi mesi, ci siamo messi in cammino verso Rimini, verso questa grande assemblea, discutendo e confrontandoci sui nodi più intricati e problematici del nostro tempo.                                                                     Abbiamo guardato insieme il mondo, a partire dalle nostre vite, dalle nostre città, da tutto quello che muove le ragioni del nostro impegno; ciascuno di questi sguardi indica una medesima urgenza: quella di costruire, nel nostro paese, una sinistra di tutte e di tutti, radicale, credibile, autonoma, popolare con una cultura di governo e l’obiettivo di trasformare in profondità la società. Una forza politica capace di mettere in campo con protagonismo, ma senza presunzione di autosufficienza, un’alternativa alle politiche che, negli ultimi 40 anni, hanno rafforzato i privilegi di pochi e peggiorato la vita dei molti.               È un’impresa ambiziosa, che Sinistra italiana, pienamente consapevole della propria non autosufficienza, vuole condividere con tante e tanti altri, sperimentando convergenze e confluenze a partire dalla costruzione di un programma dell’alternativa, frutto della partecipazione e del confronto tra esperienze individuali e collettive, al crocevia tra forze politiche e reti sociali, associazioni ed esperienze del civismo e dei movimenti. Un fronte dell’alternativa per cambiare davvero la vita di milioni di persone.                     Per aprirsi è necessaria una casa: non un luogo rassicurante dove tornare, ma un luogo da cui partire per calpestare l’asfalto, da nord a sud, con l’umiltà e la curiosità d’imparare, oltre al desiderio di confrontare il nostro punto di vista sul presente.                                                                                                         Mentre tutto è in movimento, nel mondo, in Europa, in Italia e, proprio in questi giorni, anche nel variegato arcipelago della sinistra, durante le giornate di Rimini abbiamo scelto il tempo e il luogo in cui costruire questa casa: si tratta dello spazio compreso tra il voto del 4 dicembre, con il quale la maggioranza dei cittadini italiani ha deciso di respingere l’idea malsana di una democrazia senza popolo, e i referendum sociali proposti dalla Cgil, che abbiamo il compito di sostenere con tutte le nostre forze, con l’obiettivo di combattere le forme più odiose di lavoro povero. Tra questione sociale e questione democratica, laddove si è scatenata la più radicale offensiva della parte di società che sta in alto contro la parte di società che sta in basso, si profila anche la nostra agenda del cambiamento. Siamo consapevoli che lo straordinario esito del voto del 4 dicembre è tutt’altro che univoco. Vi si annidano elementi diversi, anche contradditori. Per certo, tuttavia, dinanzi alla retorica artificiale sull’Italia che ce la fa, il 4 dicembre si è materializzata un’altra Italia, quella che non ce la fa, perché è stata impoverita, sul piano materiale e immateriale, delle politiche della lunga stagione neoliberista, cui anche la tradizione del socialismo europeo ha dato il proprio contributo. È un’Italia che non ce la fa, ma vuole farcela, chiede di cambiare. È esattamente sul quel terreno, quanto mai difficile e complicato, che intendiamo lanciare la nostra sfida politica: quella di contendere, innanzitutto alle destre, le maggioranze sociali oggi esposte ai richiami del rancore e delle passioni tristi. È sul quel terreno che rivendichiamo la scelta di costruire un Partito: la conseguenza, lineare e coerente, di una scelta di parte. Il tentativo di organizzare una parte della società, quella che ha bisogno di lavorare per vivere, rifiutando le guerre tra poveri e organizzando, sul campo, la diserzione da quelle guerre. Ma per dare corpo al progetto di cambiamento radicale di cui il Paese ha bisogno, per raccogliere fiducia attorno ad una proposta che sia in sintonia con i bisogni e i desideri della maggioranza delle persone, servono anche credibilità e sperimentazione.                                   Per dare corpo e gambe a questa ambizione, partiremo da subito con risorse, radicamento, e progetti di mutualismo: per costruire reti di solidarietà, date risposte ai bisogni, dimostrare di essere utili e a disposizione dei migliori progetti di trasformazione della realtà. Ci prendiamo un impegno: lo faremo a partire da questa (e non un’altra) primavera.                                                         Ci impegneremo da subito nelle mobilitazioni nella società dalla giornata di mobilitazione europea per I diritti dei rifugiati, richiedenti asilo, migranti, alla mobilitazione dell’8 marzo “non una di meno” e a tutte le mobilitazioni per il lavoro, la tutela dei territori, i conflitti ambientali, la lotta alle diseguaglianze, per la redistribuzione e la giustizia sociale, la lotta per la trasformazione della società.   La caduta di Renzi, figlia degli insuccessi del governo e del voto popolare che ha bocciato con il governo Renzi un lungo ciclo di politiche liberiste, ha aperto un sommovimento nel quadro politico cui guardiamo con curiosità e interesse, sapendo che ogni confronto, ogni ogni convergenza non può che partire da un programma chiaro e di radicale discontinuità con la lunga stagione neoliberista. Guardiamo a tutto quel che si muove nella politica e soprattutto nella società amplino gli orizzonti di una proposta politica di cambiamento. Ma da oggi non intendiamo rinunciare ad un nostro punto di vista, all’autonomia di uno sguardo sul mondo, al coraggio di una nostra proposta per il Paese e per l’Europa. Questo punto di vista va costruito con pazienza, approfondimento e sguardo lungo: per questo ci impegniamo a organizzare nei prossimi mesi una conferenza programmatica che sappia mettere a valore le nostre storie e le nostre esperienze, a partire dagli emendamenti e dai tantissimi contributi del dibattito congressuale e proporre in maniera alta e concreta le nostre idee per il cambiamento. Idee che non possono restare sulla carta ma devono trovare gambe nelle nostre lotte e nell’azione politica comune che sapremo mettere in campo da domani a tutti i livelli: nei territori, a livello nazionale e a livello europeo. In Europa, in particolare, per rompere la gabbia dell’austerità e del neoliberismo, mentre portiamo avanti l’appassionato e complesso dibattito sulle strategie migliori per arrivare a questo obiettivo, ci impegniamo a metterci in cammino insieme a tanti compagni e tante compagne della sinistra di tutt’Europa, attraverso l’adesione al Partito della Sinistra Europea e con la partecipazione ai tanti appuntamenti di mobilitazione che abbiamo di fronte. Allo stesso modo dovremo proseguire la discussione sui tanti temi posti dalla discussione congressuale, dal welfare all’ecologia, dall’istruzione alla lotta alle mafie, organizzando momenti di approfondimento e di elaborazione per dare voce e gambe alla nostra proposta di cambiamento. Ciascuno e ciascuna di noi ha un passato e una memoria. Guardiamo al futuro, insieme, aperti e curiosi, pieni di consapevolezza e speranza, con cura della nostra comunità, rispetto reciproco, e lo sguardo ai tanti cui diciamo: noi ci siamo. Ma ciò che oggi scegliamo, a Rimini, non è ricostruire la sinistra che non c’è più, ma costruire una sinistra che non c’è mai stata.

Oggi, più di ieri, lo sappiamo: c’è alternativa!

 

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